Dott. Canali,
voglia innanzitutto scusarmi, se nel formulare il mio quesito, userò termini inappropriati generati dalla mia poca conoscenza nel settore, ma considerato che da alcuni anni, ormai il terzo, mi "cimento" nell'allevare gli Agata Topazio Giallo Mosaico, dei quali mi sono letteralmente innamorato, sono a porle i seguenti quesiti, fiducioso in una sua risposta, seppur consapevole che la tematica sul colore è assai vasta, sperimentale ed "interpretabile" sotto alcuni punti di vista...
La mia prima difficoltà è nel distinguere tra gli eumo e i pastello... in quanto "impercettibilmente", ma questo ovviamente è generato dalla mia inesperienza, sembrano assai simili tra loro... L'altra è nel disegno... e non riesco a venirne a capo, nonostante da qualche anno mi rechi alle mostre più importanti per studiarne le peculiarità e le differenze tra i vari soggetti in esposizione. Insomma, tralasciando i criteri di giudizio, nutro alcune perplessità su quelli selettivi. Mi sembra di capire che l'eumelanina deve essere nero seppia... Ma la feomelanina? In alcuni soggetti (considerati pregiati) sembra tendente al bianco(?)... in altri al bruno/giallo...
La prego, mi illumini... La ringrazio.
Giuseppe Costagliola - Milano
Risponde Giovanni Canali
Gentile sig. Giuseppe,
vorrei tanto illuminarla come il Mattino di Ungaretti e con lei gli altri ed anche me stesso, purtroppo però la sua domanda verte su temi molto difficili, riguardanti tipi davvero molto simili, inoltre la selezione e lo studio dell’eumo è ancora in corso e non sono ancora stati raggiunti traguardi consolidati. Cercherò quindi di instradarla nei limiti del possibile, fornendole “dritte” spero utili. Quando lei parla di difficoltà nella distinzione fra pastello ed eumo, presumo parli di agata pastello ed agata eumo; infatti i neri si distinguono abbastanza bene, come pure i bruni. Partendo da questo assunto prendo in considerazione gli agata. L’agata pastello tipico ha il disegno “grigio ferro”, come precisato sui criteri di giudizio, l’agata eumo “grigio scuro”, sempre come precisato sui criteri di giudizio, in questo caso, non sono, giustamente, indicate tonalità ulteriori stante la fase selettiva non conclusa e la difficoltà ad individuarne. Di fatto essendo il grigio ferro un grigio scuro i disegni, si capisce bene che sono praticamente estremamente simili. I suoi accenni al nero seppia non sono corretti per due motivi: non si parla di “nero seppia” ma solo di “seppia” con riferimento al disegno dell’agata topazio, non a quello del pastello, né a quello dell’eumo. Per non fare discorsi ad incastro che ci farebbero perdere il filo cercherò di considerare le tre mutazioni separatamente assieme a quella agata con la quale interagiscono.
L’agata è una mutazione recessiva e legata al sesso che agisce sia sulle eumelanine che sulle feomelanine. Il disegno, nei soggetti tipici è a chicco di riso, il nero è concentrato e si mantiene ben lucido. La feo è ridotta al massimo, assume una tonalità caffelatte e nei soggetti più spinti diventa quasi impercettibile. Becco e zampe carnicine, occhio nero. Nei soggetti difettosi il disegno è lungo e anche più largo, la feo abbondante in varie misure, il becco può avere tracce di nero sulla punta e nei casi più gravi anche alla radice, le unghie nere. Queste diversità rispondono alla selezione.
Il pastello è una mutazione recessiva e legata al sesso che riduce sia l’eumelanina nera che la feomelanina bruna. L’occhio non è interessato, come pure, se non minimamente becco e zampe. Il nero pastello presenta eumelanina cioè il disegno, grigio antracite, becco e zampe con eumelanina nera. Non sto a descrivere i dettagli o le possibili diversificazioni e non considero l’effetto ali grigie. L’interazione della mutazione pastello con quella agata produce l’agata pastello, il disegno è da agata, è ridotto come tonalità, poiché non è nero come nell’agata classico, ma grigio ferro. La feo presenta anch’essa una doppia riduzione, quella dell’agata e del pastello risultando molto ridotta, quasi impercettibile nei soggetti migliori, si badi non tanto come pastello che a questo livello ha un effetto costante (l’effetto ali grigie agisce esclusivamente sull’eumelanina), quanto come agata; infatti l’agata presenta vari gradi di diluizione, selettivamente modificabili. Becco e zampe devono essere carnicini, la presenza di tracce eumelaniniche sulla punta del becco o più raramente e gravemente alla radice dello stesso, nonché sulle unghie sono difetti imputabili al tipo base agata. Sono invece imputabili al pastello riduzioni del disegno (marcature) su ali e coda essendo interpretabili come affetto ali grigie. Vi possono essere anche depigmentazioni come in tutti gli altri canarini, simili ma non uguali all’ali grigie, queste depigmentazioni agiscono anche sulle feo, ma in presenza di feo estremamente diluite questo aspetto sfugge.
La mutazione topazio è recessiva autosomica allelica a quella phaeo. Riduce sia le eumelanine sia le feomelanine, agendo con particolare efficacia sulla rachide, becco e zampe sono drasticamente interessati, nei neri si può notare, in alcuni soggetti, qualche effetto brunastro. L’occhio è interessato, ma in misura minore rispetto al phaeo si nota nei nidiacei appena nati. La feomelanina è ridotta, secondo me in misura un poco maggiore del pastello. Una particolarità è data dalle irregolarità delle marcature che presentano come un restringimento. Il nero topazio se presenta feomelanina finisce col somigliare al bruno classico, se ha pochissima feo ed è molto spinto come eumelanina finisce col somigliare ad un nero pastello, ma con becco e zampe quasi carnicini, solo in alcuni brunastri. Nel nero topazio non si nota la riduzione della rachide. All’inizio si parlava, a mio parere giustamente, di tonalità testa di moro per il disegno, oggi si è preferito descriverlo come nero cioccolato, termine non molto corretto, poiché il nero è nero e il cioccolato, naturalmente fondente è marrone scurissimo, più o meno come il testa di moro, tuttavia questa espressione non fa danni ed indica a livello selettivo la tendenza allo scuro. L’agata topazio è il frutto dell’interazione fra le due mutazioni il disegno deve essere di tipo agata non più nero ma di un brunastro scuro che in un primo tempo venne definito testa di moro, poi seppia (non nero seppia). Questa scelta è corretta, poiché in diverse scale colori, con termini anche usati in biologia, si riporta questa tonalità di bruno scuro con questo termine che corrisponde perfettamente alla tonalità dell’agata topazio, non molto diversa dal testa di moro che comunque poteva anche andare bene, ma più corrispondente, anche se a volte genera qualche equivoco. La rachide nei soggetti più tipici è evidentemente più chiara, ben visibile sulle remiganti. Becco e zampe sono sempre carnicine, l’occhio nell’adulto appare scuro, anche se potrebbe essere un limite della nostra vista. La feomelanina è molto ridotta e crea “mandorle” secondo me leggermente superiori a quelle del pastello, ben inteso, a parità di tipo base.
L’eumo è una mutazione recessiva autosomica, agisce sull’eumelanina in modo limitato sul piumaggio e in misura elevata su becco e zampe che diventano quasi carnicini, anche se si ricerca il brunastro, agisce anche sull’occhio, in misura un poco minore del phaeo ma comunque elevata con variazioni individuali. La feo è ridotta in modo drastico. L’effetto finale sui neri è una singolare forte somiglianza con l’agata, all’inizio si confondevano molto facilmente. L’occhio nei neri, come del resto anche nei phaeo nell’adulto non appare rosso, ma scuro. Oggi la selezione ha prodotto soggetti con disegno lungo e abbastanza largo riducendo il rischio di confusione. Nell’interazione con l’agata si ha l’agata eumo, il disegno è grigio scuro, molto simile a quello dell’agata pastello, col quale è facilmente confondibile, la feo è praticamente annullata. Becco e zampe sono carnicini, l’occhio si richiede rosso ma non tutti i soggetti lo palesano come tale.
Ora veniamo al punto come si distingue l’agata pastello dall’agata eumo, se l’occhio è rosso o almeno rossiccio quello è qualificante e riconoscibile come da eumo; altrimenti è un problema, diciamo che se il soggetto palesa tracce di eumelanina su becco e unghie è un agata pastello difettoso, pure tale è quello che presenta evidenza di feo, questi difetti non sono prospettabili nell’agata eumo almeno a rigore di logica. Ma se questi difetti non ci sono, come distinguiamo se l’occhio non ci aiuta? È davvero problematico io ho notato che l’eumelanina dell’alula è messa in evidenza, ma a volte in parte succede in altri casi, non è quindi aspetto certo e sufficiente. Un aspetto molto utile può essere dato dal fatto che essendo l’agata eumo, quasi del tutto privo di feo, il fondo è quanto mai terso, e i carotenoidi hanno una tonalità simile a quelli di un lipocromico. C’è chi nota una certa discontinuità nell’agata eumo nel disegno fra testa e dorso; tuttavia è probabile che non permanga e che la selezione superi tale circostanza, del resto l’agata topazio anni fa aveva scarse strie sulla testa ma il fatto è stato superato; anche una certa maggiore sottigliezza del disegno agata eumo che alcuni notano, potrebbe essere solo transitoria. Va pure detto che nell’agata eumo la rachide può essere chiara, ne parlo dopo a confronto con l’agata topazio, nell’agata pastello è difficilissimo che la rachide sia chiara e attiene a soggetti molto difettosi. La distinzione è difficile anche con l’agata topazio, la rachide è chiara nei soggetti tipici, ma se il soggetto non la presenta ci può essere margine ulteriore di errore. Va pure detto che anche gli agata eumo possono avere la rachide chiara, specialmente nelle femmine (anche se non è carattere ricercato). Vale anche in questo caso il discorso già fatto sul fondo terso dell’eumo. La differenza di tonalità fra i tre disegni al lato pratico non è molta e aiuta solo fino ad un certo punto. Speriamo che buone selezioni possano fare qualcosa alla ricerca della tipicità.
Quanto alla domanda sulla feomelanina e il suo colore e che si ritengono valide se tendenti al bianco ecc… il colore delle feomelanine è sostanzialmente caffelatte più o meno diluito, colori ulteriori non attengono alla feo ma al fondo che emerge quando le feo sono ridottissime, il biancastro non è un colore da feo, ma da fondo di un mosaico in presenza di feo minimali, quindi il fondo è in grado di emergere; nei brinati e negli intensi emerge il lipocromo. Il giallo o meglio giallastro sporco potrebbe essere anche da feo ma non nel canarino ove non è apparso; l’apparenza di bruno/giallo potrebbe essere indotta da mescolanze col carotenoide. In alcuni casi invece il colore delle feo può apparire tendente al fulvo; eccezionalmente accade anche alle eumelanine che nel satiné (isabella) appaiono di un brunello fulvo essendo straordinariamente ridotte e modificate. Sono consapevole di non essere stato soddisfacente, ma allo stato delle conoscenze e delle selezioni, non credo si potesse fare molto di più. Gradisca cordiali saluti.
Giovanni Canali