L'ibis sacro (Threskiornis aethiopicus Latham, 1790) e' un pelecaniforme della famiglia dei Treschiornitidi. E' distribuito
nell'Africa subsahariana, in Iraq e anticamente in Egitto, Paese in cui adesso e' praticamente estinto, dove era venerato
come simbolo del dio Thot.
Il volatile presenta un candido piumaggio uniformemente bianco (con alcuni riflessi verdi o bluastri),
zampe, becco e coda nere. L'ibis sacro denota una taglia abbastanza grande: lunghezza sui 56–69 cm., peso di circa 1-1,9 kg.
e apertura alare di 112–123 cm..
L'ibis sacro si adatta ad una grande varieta' di ambienti: di preferenza, si trova in paludi, fiumi e acquitrini, ma non
disdegna i margini delle citta' e le coste marine. E' presente in tutto il continente africano a sud del Deserto del Sahara
(escludendo tuttavia le altre aree desertiche) e parte del Medio Oriente (fino all'Iraq), regione dove e' abbondante.
Si riscontra vicino ai grandi fiumi, come il Nilo, il Niger, il Tigri e l'Eufrate.
Storicamente diffuso in Egitto (era sacro al tempo dei faraoni), dal XIX secolo e' totalmente scomparso da quella zona, a
causa della caccia che gli e' stata data. Più recentemente, l'ibis sacro e' stato introdotto anche in altri territori tra cui
la Francia, l'Italia (nel sud, Sicilia compresa, anche se si rinviene in alcuni luoghi del nord, come il Parco naturale delle
Lame del Sesia, presso Vercelli, ove pare essere arrivato spontaneamente). In Spagna, Florida, dove e' presente in buona
quantita'. La popolazione degli ibis e' calcolata piuttosto abbondante il che, insieme alle grandi capacita' di adattamento di
questa specie, fa si' che non sia in pericolo di estinzione (Wikipedia).
E' prevalentemente una specie diurna, attiva da poco dopo l'alba sino al tramonto. E' un uccello gregario, che si riunisce
in grandi gruppi che possono superare le 100 unita', ma che durante il periodo dell'accoppiamento toccano i 4-500 esemplari.
Nonostante a volte mangi semi o alghe, l'ibis sacro e' uccello prevalentemente carnivoro: caccia in acqua pesci, invertebrati,
serpentelli e batraci, non disdegna nemmeno le carogne.
L'ibis sacro puo' insidiare i giovani coccodrilli appena nati e persino uova e piccoli delle tartarughe marine, nel momento
della schiusa sulle spiagge africane. La riproduzione avviene in estate, tra giugno ed agosto: gli ibis sacri si riuniscono
in gruppi e i maschi si formano un harem di femmine, tentando pure di sottrarle ai rivali, sfidandoli in incruente lotte
ritualizzate e senza spargimento di sangue (Wikipedia). L'ovodeposizione consiste in 1-5 uova (nella maggior parte dei casi
2 o 3), covate esclusivamente della femmina, che si occupa anche di nutrire i pulcini. I giovani ibis sacri si rendono
indipendenti a 4-5 settimane di vita, e a 20 sono in grado di riprodursi. Possono vivere sino a 18 anni.
Particolarmente curiosa e' la storia della specie, presso gli antichi egizi. Gli egizi erano soliti sacrificare e
riempire di cibo esemplari di ibis sacro, in quanto l'uccello veniva venerato come simbolo e messaggero del dio Thot.
Secondo gli autori di una ricerca, pubblicata sulla rivista "Journal of Archaeological Science", la TAC eseguita su un ibis
sacro mummificato di 2.500 anni fa (uno dei quattro usati per detto studio) ha mostrato che il corpo del volatile dopo la
morte fu riempito di cereali affinche' fosse in grado di affrontare la sua missione ultraterrena di messaggero presso gli
dei.
La ricostruzione tridimensionale basata sulla TAC di una mummia di ibis adulto trovata ad Abydos (Egitto),
mostra che il "pasto" post mortem dell’animale - a base di lumache - venne inserito nel corpo attraverso un’incisione.
In altre mummie sono stati invece ritrovati cereali e piccoli vertebrati, come pesci. Quando l’uccello veniva sacrificato,
lo stomaco e il suo ultimo pasto venivano rimossi durante il processo di mummificazione - spiega il responsabile della
ricerca Andrew Wade della "University of Western Ontario", in Canada.
Le mummie di ibis sacri presentano molte varianti, spiega Wade: "alcune sono sostanzialmente dei falsi, nient'altro che
qualche piuma bendata assieme; alcune venivano immerse nella resina, altre ancora invece svuotate e sottoposte allo stesso
procedimento usato per gli esseri umani (mummie dei faraoni)". Gli ibis sacri mummificati venivano spesso offerti in onore
di Thot, il dio egizio della scrittura e della saggezza, spesso raffigurato come un uomo dalla testa di uccello. Grazie
alla TAC oggi i ricercatori possono esaminare questi preziosi reperti storici, senza danneggiarli (ilfattostorico.com).